Sicuramente uno dei modelli più famosi per il coaching è quello GROW sviluppato da Sir John Whitmore trent’anni fa, ma questo confronto è per me

ttere a fattor comune anche altri approcci diversi da questo modello.
Sotto descrivo brevemente il GROW, e invito gli altro coach fequentatori del forum a condividere altri modelli che ritengono efficaci nel loro operare con i propri coachee.
L’acronimo GROW sta per:
Goals: per avviare un percorso di crescita o, semplicemente, per migliorarsi, è opportuno partire dal risultato che si vuole ottenere; una domanda da rivolgere al coachee, tipica di questa fase, può essere: "Come ti vedi al termine di questo percorso di coaching?".
Reality: non si può migliorare ciò che non si conosce, e in questa fase emergeranno informazioni sulla condizione presente del coachee; una possibile domanda può essere: "Come ti vedi ora?".
Options: questo è il momento per valutare le alternative a disposizione per raggiungere i risultati desiderati; una possibile domanda è: "Che alternative hai?".
Will: non si può andare da nessuna parte senza una volontà ferma a procedere e, in quest’ultima fase, il coachee definirà un preciso piano d’azione facendo tesoro delle informazioni raccolte nelle fasi precedenti; gli si può chiedere semplicemente: "Cosa vuoi fare?".
Ringrazio tutti i coach che forniranno i propri contributi su altri modelli di intervento che trovano funzionali a guidare con successo i propri percorsi di coaching, premesso che nessun modello può sostituire l'abilità di improvvisazione e di personalizzazione del coach, così come la sua esperienza e le sue competenze di intelligenza emotiva.
Grazie per questa opportunità di riflessione e confronto! Non ho modelli alternativi da proporre, perché anche per me il modello GROW è il Modello. Mi piacerebbe piuttosto approfondire uno degli aspetti che tale modello racchiude nella sua apparente semplicità. Nella vita spesso si fissano degli obiettivi, ma il processo di realizzazione subisce delle fasi di arresto. Perché? Questo deriva da vari fattori, ma il modello GROW è una metodologia efficace a raggiungere le mete più facilmente. Come lo fa? Withmore distingue l’obiettivo finale dall’obiettivo di performance. Il primo è al di fuori del nostro controllo, il secondo è ciò che possiamo fare, quindi sotto il nostro controllo, per fare in modo che si possa realizzare quell’obiettivo finale. Il primo è sostenuto dal secondo e viceversa. E’ una fase delicatissima, ed essendo il GROW un processo circolare, spesso è necessario ridefinire l’obiettivo dopo aver analizzato la Realtà, oppure dopo aver contemplato le Opzioni oppure nell’impegno ad agire nella fase Will. Infatti, dopo una prima individuazione del tema e dell’obiettivo finale su cui si intende lavorare nel percorso di coaching,.Il Coach aiuta il Coachee ad individuare l’obiettivo di performance. A tal proposito trovo portante uno strumento di verifica delle caratteristiche della prima formulazione di un obiettivo per estrapolare un obiettivo di performance da un desiderio o scopo che rappresenta l’obiettivo finale. Concettualmente è molto semplice ma applicarlo nella relazione di coaching richiede molte delle competenze previste dal modello delle competenze di ICF.
Che ne dite?
Ciao a tutti, e grazie degli spunti.
Integro con un altro modello, il Modello ROUTE proposto nel libro Business Coaching edito da Franco Angeli e scritto da Luigi, che è dedicato alla conduzione di una tipica sessione di coaching e propone 5 tappe di interazione con il coachee:
1) Fase Relationship per entrare in relazione con il coachee all’inizio della sessione, accogliendo ciò che il coachee vuole portare in condivisione in modo piuttosto libero.
2) Fase Objectives nella quale si cerca di riconnettere la conversazione agli obiettivi concordati per il percorso di coaching e si esplicita l’obiettivo della sessione
3) Fase Uncover che ha l’obiettivo di scoprire, svelare, comprendere meglio e nella quale può risultare utile al coach fare ricorso alle domande modello GROW: Cosa vorresti? Dove ti trovi ora? Che alternative hai? Cosa farai?
4) Fase Technique, nella quale si fa ricorso ad esercitazioni specifiche che possano far sperimentare al coachee modi diversi per accedere ad una consapevolezza più profonda o per prendere delle decisioni.
5) Fase End che cerca di riepilogare gli insight emersi indirizzando questa nuova consapevolezza verso un action plan che faccia sperimentare al coachee comportamenti diversi tra una sessione e l’altra.
Cosa ne pensate?
Molto chiaro, rispecchia perfettamente cosa succede in una buona sessione! Grazie molto utile!