
Continuo la conversazione in merito ai possibili ostacoli che un coach può trovare lungo il percorso ci coaching con il coachee, ve ne riporto pertanto altri molto frequenti con possibili strategie di azione da parte del coach.
- Quando il coachee dice: “Non ho tempo”in merito alle azioni da realizzare connesse con il raggiungimento degli obiettivi. Il tempo è una risorsa connessa alla nostra scala di priorità, pertanto in questo scenario il coach può chiedere al coachee come si inseriscono gli obiettivi del percorso nella sua scala di priorità, ad esempio con domande “quanto è importante per te da 1 a 10 questo obiettivo?”, se il coachee non risponde 10 si può chiedere, “che altro c’è per arrivare a 10?” per verificare gli altri elementi prioritari per il coachee e valutare insieme come queste priorità possono coesistere.
- Quando il coachee dice “Non so da che parte iniziare”: in questo caso può essere utile portare il coachee nello stato futuro dove ha raggiunto il suo obiettivo. Una volta lì, si può attivare il percorso inverso per verificare tutti i passaggi salienti per raggiungere l’obiettivo in modo che questi possano diventare gli obiettivi concreti del percorso.
- Quando il coachee dice “ho paura di fallire”. Questa dichiarazione emerge da una specifica interpretazione dell’errore da parte del coachee che associa l’errore appunto all’essere e non al fare con conseguenti possibili ricadute negative in termini di ansia e paura. Le conseguenze di tale interpretazione comportano spesso il voler nascondere l’errore, lo stare lontano dall’errore, tutti comportamenti che portano il coachee a stare nella sua zona di comfort evitando di cambiare e pertanto apprendere. In questi casi il coach può proporre al coachee di guardare l’errore non come una fonte di pericolo per la persona, ma come una fonte di valore in quanto simbolo di un cambiamento. Questa differente interpretazione aiuta a il coachee ad uscire dalla sua comfort zone e a spostarsi nella learning zone.
Cosa ne pensate di questi ostacoli e relative strategie?
Avete altri ostacoli che solitamente affrontate in un percorso di coaching?
Grazie Marco per gli spunti, personalmente i due ostacoli che trovo di maggiore risoluzione sono quello della motivazione e quello dell'intornismo, per come lo definisce Pearls, ovvero il girare intorno alle cose, invece di affrontarle direttamente. Sto parlando della frequente tendenza degli esseri umani a non affrontare direttamente alcuni aspetti della vita, specie quelli che ci procurano più ansia, ma di girargli attorno. E' di fatto un cattivo uso dell'intelletto, perché la comprensione intellettuale diventa una trappola in quanto sostituisce l'esperienza intorno alla quale si parla.
Personalmente quando questo avviene chiedo al coachee di inziare a parlare in prima persona: non "In genere questa dinamica crea problemi...", ma "Nella mia quotidianità questa dinamica mi crea problemi...", per calare il coachee dentro alla sua esperienza.
Ma vi convesso che le intellettualizzazioni sono scogli ostici da superare, e se qualcuno della nostra community di business coach ha qualche altro suggerimento e tecnica per far fronte all'intornismo, benvengano i suoi consigli.