
Secondo l’approccio breve centrato sul problema ha poco senso concentrarsi sui concetti di “normalità” o “anormalità”, ma considera più a valore considerare gli aspetti di “funzionalità” o “disfunzionalità”.
Questo approccio, citando il suo fondatore Watzlawick, cerca quindi di facilitare la costruzione di realtà di secondo ordine alternative che siano più funzionali al benessere individuale.
In che modo queste teorie si riflettono nel modo di operare di un coach?
Mi verrebbe da dire in prima battuta:
il coach invita il coachee ad esternalizzare il problema rispetto a se stesso, dandogli un nome e trattandolo com fosse un’entità esterna
si esplorano le soluzioni tentate che il coachee ha già cercato di mettere in pratica
si cercano nuovi punti di vista per giungere ad una interpretazione del problema ristrutturata e più funzionale al benessere
si ha un approccio non strutturalista ma costruttivista, cercando di comprendere come il coachee interpreta il mondo che vive, attenendosi al linguaggio da lui usato per descriverlo
si cerca di esplorare insieme al coachee le caratteristiche del problema da risolvere in relazione agli obiettivi concordati.
Mi verrebbe da dire che questo approccio molto pragmatico vale a maggior ragione nella vita odierna, dove il lavoro si configura come spina dorsale che struttura il modo in cui la gente vive e vengono delineati il prestigio e l’autostima.
Ciò è vero nel bene (realizzazione, carriera, potere, retribuzione) e nel male (demotivazione, stress, conflittualità, solitudine).
In questa accezione, il career coaching a Bologna o fatto con un professionista nella propria città di riferimento così come, con servizi di career counseling online, accedendo a delle opportunità disponibili su tutto il territorio nazionale si può stimolare la capacità dell’individuo affinché lavori in maniera più integrata e soddisfacente.
Se avete altre modalità che considerate efficaci rispetto a come l’approccio breve centrato sul problema si manifesta nel coaching, condividetele in questo post.
Un altro spunto applicativo derivante dall'approccio breve strategico e basato sull'analizzare le tentate soluzioni disfunzionali è la cosiddetta tecnica del "Come peggiorare", ovvero quando un coachee presenta una situazione negativa, di difficile soluzione per lui, il coach può chiedergli "se volesse far peggiorare la soluzione ulteriormente anzichè migliorarla, com potresti fare?". In questo modo il coachee inizierà a pensare ed elencare tutti i comportamenti che potrebbe mettere in atto per peggiorare la situazione, a quel punto il coach potrà chiedergli "Quali di questi comportamenti stai già mettendo in atto?". Questa domanda può essere utile ad attivare un processo di consapevolezza da parte del coach sui comportenti disfunzionali che sta praticando che non lo portano ad risolvere la soluzione (come vorrebbe) ma a peggiorarla.
Geniale!
Una modalità che mi viene in mente, e che potrebbe intersecarsi con le modalità elencate, è l'analisi SWOT ma utilizzata in modo trasformativo:
- ricercando indizi nascosti, immaginando le riflessioni espresse da diverse prospettive sui punti perlustrati dal diagramma di analisi;
- cercando le condizioni in cui i punti deboli costituirebbero delle opportunità;
- interrogandosi su quale problema risolva quel punto debole;
- scovare l'intenzione positiva delle minacce e dei rischi.